Alfonso Borghi nasce a Campegine, piccolo centro in provincia di Reggio
Emilia, nel dicembre del 1944. La pittura e i colori li ha nel sangue fin da
piccolo, ma non inizia subito a vivere di quadri. Segue dapprima studi
commerciali poi trova lavoro in un’azienda. Non riesce tuttavia ad
abbandonare la pittura, tanto che presto lascia l’impiego e si dedica
completamente alle sue tele. I suoi quadri piacciono subito e il suo nome
inizia a circolare. “Negli anni giovani – dice Borghi – ho dipinto paesaggi
e figure, attratto dai colori dei grandi del Quattrocento”. Espone per la
prima volta a 18 anni grazie all’aiuto di un collezionista, con il quale si
reca a Parigi, dove soggiorna per breve tempo studiando in particolare
Picasso e il Cubismo. Incontra quindi il pittore tedesco George Pielmann
allievo di Kokoschka, e scopre attraverso l’espressionismo le possibilità
della materia e della gestualità. Borghi espone in alcune delle più
prestigiose gallerie in Italia e all’estero (da Parigi a New York,
Filadelfia, Marsiglia, Berlino, Los Angeles, Barcellona, Lugano, Milano,
Washington) rivelando nelle sue opere ultime una particolare attenzione alle
suggestioni della poesia, soprattutto dei poeti che, ognuno nel suo tempo e
nel suo ambiente, hanno saputo rivoluzionare profondamente il linguaggio:
Villon, Blake, Garcia Lorca, Quasimodo, Shelley, Campana, Milton. “Leggo i
poeti, ascolto la musica per non cercare nel vuoto, per seguire un tema: ed
ecco ciò che ho dentro, ciò che sono prende forma e diventa colore e materia
sulla tela”.